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di Nicoletta Corsetti

articolo pubblicato su “Quaderni di Counseling” – dicembre 2003, rivista del REICO (Registro Italiano dei Counselor)

Il Focusing è stato un riferimento fondamentale nella mia formazione di counselor, con il quale ho integrato, fin dal primo anno del corso, lo studio e la pratica dell’approccio rogersiano e di “metodi corporei” come l’Eutonia e il metodo Feldenkrais.
E’ stata la modalità in cui nella mia terapia personale ho sperimentato anche altri approcci, soprattutto quello gestaltico. Ora è l’orientamento del mio modo di fare Counseling e sostiene la mia ricerca di una integrazione coerente tra dialogo e lavoro con il corpo.

Quello che segue è un frammento della parte conclusiva della prima seduta di Counseling di Anna.
Anna ha parlato delle sue preoccupazioni perché sta per iniziare un nuovo lavoro e sta per traslocare ad altra città. Già conosce il Focusing ed ha interrotto più volte il racconto per focalizzare.
Il processo di Focusing precedente a quello trascritto l’ha portata a parlare di “un posto suo”.

Counselor: il posto tuo è dove tu sei chi comanda, chi detta le regole, in cui qualsiasi persona che entra sa che è il tuo posto…vuoi prenderti un altro momento di attenzione per sentire tutto questo? per sentire com’è stare in una qualsiasi parte del mondo, ma nel “tuo” posto?

Anna: (inizia a focalizzare)….è una sensazione di sicurezza….di sentirmi al sicuro…

C: sentirti al sicuro

A: si….(silenzio)…è la sensazione come di….poter guardare in faccia gli altri in modo diverso…

C: è qualcosa come…guardare in faccia gli altri in modo diverso

A:…ora sto ricordando un’altra situazione in cui mi sono sentita fuori dal mio posto…..(silenzio)…..ma…..lo dovrei portare sempre con me….ecco…come una sensazione che sta dentro di me anche quando non ci sto fisicamente.

C: è un posto dentro

A: si….(lacrime)

C: fermati con questo….sentilo, fagli compagnia gentilmente

A: (piange in silenzio)…..ho la sensazione di aver toccato un punto molto importante…..è la certezza che questo è molto significativo.

Il processo di Focusing è essenziale, nel senso che può essere riassunto in pochi concetti principali: l’attenzione, il felt sense o sensazione significativa, gli atteggiamenti facilitanti, la simbolizzazione accurata, il felt shift o modificazione interiore sentita.

  1. Il processo comincia quando il consultante rivolge l’attenzione al corpo: fa una pausa nel racconto o nel dialogo, rallenta il ritmo e si dispone deliberatamente all’auto osservazione in uno stato mentale aperto, curioso.

  2. Il felt sense (sensazione significativa) è quel qualcosa percepito nel corpo, inizialmente vago, nebuloso, complesso, che emerge quando la persona si chiede come sta vivendo complessivamente un problema, una situazione, oppure qualcosa che ha appena affermato o una risposta dello stesso counselor. E’ un frammento dell’esperienza in svolgimento nel momento presente; è significativo in quanto si riferisce a qualcosa che la persona sta vivendo. I passi di cambiamento provengono da questo “margine non chiaro”, subito fuori della coscienza, dove c’è più di quanto già sappiamo o possiamo dire.

  3. Counselor e cliente si rivolgono direttamente al felt sense con quegli atteggiamenti facilitanti la crescita, propri dell’approccio centrato sulla persona. Il counselor insegna al cliente ad accogliere quello che trova dentro di sé, “a lasciar parlare [il felt sense], ad aspettare quanto proviene da questo, a lavorare per trovare parole che esprimano questo, invece di interromperlo, rampognarlo o interpretarlo”.

  4. Mentre mantiene questi atteggiamenti, la persona cerca, in silenzio, una parola, una frase, un’immagine, un suono o un gesto che le permetta di simbolizzare accuratamente il felt sense. Verifica il simbolo con il felt sense per tutto il tempo necessario, li fa “risuonare”, si chiede: “corrispondono davvero?” Quindi non si tratta semplicemente di entrare in contatto con “l’impressione corporea” di una situazione, con un atteggiamento aperto ad accettante. Quello che rende il Focusing unico è questo andare avanti e indietro, delicatamente, tra il sentire corporeo relativo a qualcosa e i simboli che ne catturano l’essenza.

  5. Questo porta il felt shift, una modificazione interiore percepita direttamente. L’esperienza corporea vira, si modifica: è il segnale che il simbolo è accurato. Si possono verificare diversi tipi di felt shift: sollievo, l’emergere di emozioni con lacrime o riso, l’acutizzarsi della sensazione, lo spostamento della sensazione in una parte differente del corpo, ecc… Questo può far iniziare un nuovo ciclo del processo, una nuova simbolizzazione e un’altra piccola acquisizione d’informazione arriva alla consapevolezza.

Durante la seduta, il consultante usa il Focusing per far riferimento diretto al proprio flusso esperienziale, per tradurlo in simboli e far emergere alla consapevolezza i significati personali dell’esperienza stessa.
Nell’ascolto, sono “orientata all’esperienza”. Sto attenta a individuare i segnali dell’esperienza in atto nell’altro, cogliendo quelle espressioni, verbali e non, che emergono direttamente da lì ed ho l’intenzione di rivolgere le mie risposte direttamente ad essa.
Tutto ciò che il cliente e il counselor dicono o fanno può essere “verificato” con un felt sense, con il referente interno del cliente: emozioni, idee, interpretazioni o anche istruzioni di altri approcci.
Non si esclude il pensiero, ma si va su e giù tra il pensare e il contatto con il felt sense. Il Focusing è un dialogo tra mente e corpo: è articolare la conoscenza corporea sentita con quella cognitiva teorica.

Il counselor può insegnare il Focusing al cliente, attraverso un metodo che descrive dettagliatamente il processo, in un tempo apposito al di fuori della seduta, oppure può trasmetterlo attraverso istruzioni occasionali durante le sedute.

Per concludere questa breve presentazione, posso solo ricordare che il Focusing ha alla base una teoria filosofica, ricerche nel campo della psicoterapia a partire dagli anni ’50 ed ha una vasta applicazione in ambiti differenti della vita umana.

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